SFILATA 2020

Ricordando Fellini, atmosfere, sogni, corpi

È un omaggio a Fellini quello tributato dagli studenti della Maiani Accademia Moda, ad un mondo in cui la realtà diviene visione filtrata da una magica immaginazione, e la follia, benevola e scherzosa, un curioso gioco che cuce sogni e tessuti, ricordi e ricami, onirismi e figure femminili in una bulimia di forme ed eccessi.

Servizio fotografico di Ph Fazio Gardini

Ricordando Fellini, atmosfere, sogni, corpi

Non esiste un limite definito tra il maschile ed il femminile. Esiste una doppia realtà dove tutto è possibile e indossabile in una Couture che veste uomini con giacche-abiti che usano zip come elemento decorativo e trasformista, donne con pantaloni over dalla vita bassa sorretti da bretelle su top iridescenti; le gonne in tela cerata dalle enormi tasche sono trasparenti, così come le grandi cappe. L’abito stupisce per i volumi esagerati. Le calze maschili e il reggicalze diventano indistinto elemento seduttivo. Il tubino blu ha per maniche delle camicie da uomo, le decorazioni usano ghirigori di corde colorate, il blazer si indossa, ma al contrario.

Prevale una linea unisex che utilizza sfumature di colori dal grigio al verde smeraldo, osando dove capita sprazzi di glitter. I pantaloni giocano su tutte le lunghezze, dagli shorts al pinocchietto.
Sono anche in plissé di organza bianca e nera e hanno il taglio della vita asimmetrico.
Gli abitini anni ’60 giocano con colori a contrasto arancio e fucsia. Come le gonne corte e i capispalla dal taglio a portafoglio e abbottonature oblique e decentrate.
Rombi di organza dal verde al viola decorano disordinatamente corpetti, tasche e maniche, il velluto grezzo si illumina qua e là di luccichìi. Costumi da bagno a culotte e mute in jersey blu diventano divertenti outfits sotto cappe trasparenti.

Visioni sospese tra il gaudente e il grottesco attingono da dettagli, particolari, finezze, nostalgie di personaggi e atmosfere di set felliniani, seguendo il filo di quella lucida follia che disegna donne e uomini interpreti di una moda prosperosa, giunonica, eccessiva, giocosamente ridicola.
Tele bianche per piccoli coprispalle come quelle dei clowns guarniscono tutine pantalone, eleganti drappi di chiffon rosso rifiniscono giacche dalle incrostazioni dorate come quelle dei domatori, le camicie bianche spiccano sotto giacchini circensi rifilati di broccato e arricchiti da catene.

La caricatura che Federico Fellini stesso si era disegnato con l’immancabile sciarpa rossa, diviene il profilo ricamato su un abito da uomo lavorato da un intreccio di nastri di gros grain; il volto di Giulietta Masina, la sofisticata immagine impressa su una camicia indossata su un pantalone con le scritte Via Margutta. La pochette e il marsupio sono realizzati da un sapiente intreccio di pellicole. Abiti volutamente incompiuti, metà cartamodello in tela di cotone, metà in tessuto, l’idea del fumetto così cara al regista presente dovunque, anche nei foulards indossati come dalle dive degli anni ’50, divengono esibizioni di quella giocondità così cara al mondo felliniano.

Organze sfumate da nuances di grigi differenti, tulle ricamato da fiori, nastri di raso, plissé, crinoline, zip dorate, maniche a balze, lavorazioni a punto smog, imprimono alla collezione sfumature di femminilità sapientemente mischiata all’eccesso di una Moda visionaria. Il tessuto mimetico è ricamato da piccole paillettes, l’abito zebrato dalla linea a trapezio osa il viola e il nero, il giubbotto jeans è un gioco di patchwork di pellami come il pantalone di serpente.
Una Moda che si appropria di suggestioni, magnetismi, narcisismi del genio felliniano e li elabora proprio con quel linguaggio diverso così amato dal regista, che altro non è che una diversa visione della vita.

Maria Costici